Un antidoto contro la solitudine by David Foster Wallace

Un antidoto contro la solitudine by David Foster Wallace

autore:David Foster Wallace [Wallace, David Foster]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biografia
ISBN: 9788875215408
editore: minimum fax
pubblicato: 2018-09-26T22:00:00+00:00


9. Il riferimento è a una serie di spot pubblicitari della Isuzu, descritti anche in «E Unibus Pluram», che avevano come protagonista un venditore di macchine «che sparava balle enormi», e «funzionavano alla grande come parodie dei toni untuosi e diabolici delle pubblicità delle automobili». [n.d.t.]

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David Foster Wallace

di Tom Scocca

(1998)

23 febbraio 1998: «È la prima volta che qualcuno mi chiama “stampa”», scrive David Foster Wallace al principio del suo saggio del 1993 «Invadenti evasioni». Potrebbe essere tecnicamente vero; quando Harper’s ha spedito Wallace a scrivere il pezzo, per il quale ha ricevuto un accredito ed esplorato la Fiera Statale dell’Illinois, Wallace ci è andato come romanziere in libera uscita. Ma oggi il disclaimer dà un po’ la sensazione di una finta ingenuotta imbranata con la stecca in mano di fronte alla bilia bianca prima di mandare tutte le palle in buca in un colpo solo: il pezzo di 55 pagine, come quasi tutti gli altri saggi raccolti in A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again, è un esemplare altissimo di non fiction.

La reputazione di Wallace si basa ancora sulla sua narrativa, e in particolare su Infinite Jest, romanzo di 1079 pagine uscito per Little, Brown nel 1996. Ma lo humour e la vivacità intellettuale che hanno reso il trentacinquenne Wallace una preda ambitissima nel mondo letterario – l’anno scorso ha vinto il cosiddetto genius grant della Fondazione MacArthur, e le parole virtuosismo e talento si rincorrono nei giudizi critici riportati sulle copertine – lo rendono altrettanto affascinante come reporter. La scrittura di A Supposedly Fun Thing, raccolta di pezzi usciti originariamente su varie riviste, pubblicata lo scorso anno e riproposta in questi giorni in tascabile, ha il genere di forza concettuale e stilistica che porta la gente a definire uno scrittore «icona generazionale». Il saggio che dà il titolo alla raccolta, il resoconto lungo 96 pagine (comprese le 137 note ormai marchio di fabbrica di Wallace) di una settimana in crociera di lusso ai Caraibi, ha ormai assunto una statura epocale; il recensore del Phoenix Jordan Ellenberg ha definito un altro saggio – il profilo sportivo «L’abilità professionistica del tennista Michael Joyce come paradigma di una serie di cose tipo la scelta, la libertà, i limiti, la gioia, l’assurdità e la completezza dell’essere umano» – «il miglior pezzo sportivo che abbia mai letto».

Qualche giorno prima del suo reading a Boston per il tour promozionale del tascabile di A Supposedly Fun Thing, Wallace ha parlato con il Phoenix da casa sua a Bloomington, in Illinois.

Ok, per far orientare il lettore: sei a Bloomington?

Sissignore.

Hai voglia di vedere Boston?

Sì sì. Ci sono stato l’anno scorso, a fare un reading al Brattle Theatre. Ieri sera sono andato a vedere Will Hunting – Genio ribelle, che è ambientato a Boston, non esattamente dove abitavo io ma parecchio vicino, per cui mi sono tutto emozionato per la nostalgia. Ho vissuto a Boston dall’estate dell’89 alla primavera del ’92.

E che ne pensi di Will Hunting?

Penso che sia la fantasia nerd definitiva. È un po’ una favola, ma mi è piaciuto molto.



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